La magia e il suo
funzionamento
Dopo i progressi
della scienza moderna, la magia venne considerata come la credenza nella possibilità
di manipolare il corso degli eventi e la natura delle cose, con l’usi di
speciali combinazioni di sostanze o formule verbali e gesti. Un tempo però,
anche in Europa la magia ha costituito una materia a cui si dedicarono gli
antenati dei moderni astronomi, chimici, medici. Lo studio della magia come “Modo
di pensare” cominciò nell’Ottocento, quando si accorsero che molte pratiche europee
erano simili a quelle dei “selvaggi” o dei primitivi. Da allora con il termine
magia si intende un insieme di formule e gesti con cui si può influire sul
corso degli eventi e sulla natura.
Un atto magico è
un’azione compiuta da un soggetto con lo scopo di esercitare un’influenza di
qualche tipo su qualcuno o qualcosa. La magia si distingue in bianca e nera,
ovvero buona e cattiva. James Frazer si sbagliava quando sosteneva che il
pensiero magico aveva preceduto quello religioso nella stria dell’umanità, ma
aveva colto due modalità del pensiero magico importanti: l’imitazione e il contagio.
L’imitazione è la credenza che, vestendosi della pelle di un animale, il
cacciatore possa mimarne i movimenti e quindi influire sul suo comportamento,
oppure che versando dell’acqua sulla terra si possa favorire l’arrivo di
questa. Il contagio invece, è l’dea che due cose che sono entrate a contatto
tra loro conservano anche quando allontanate, il potere di poter agire una sull’altra.
Per questi motivi, i primi antropologi interpretarono la magia come una specie
di aberrazione intellettuale caratteristica dei primitivi, come un residuo dell’antichità.
Un’altra teoria
della magia fu pensata da Bronislaw Malinowski negli anni Venti-Trenta, che
assunse una posizione molto diversa dalle precedenti. Lui sosteneva che la
scienza si trova nella sua forma elementare presso tutti i popoli, è frutto
delle necessità di organizzarsi per poter sopravvivere, costruendo utensili, armi,
ripari, vesti, ecc. La religione invece serve a fornire certezze di fronte ai
grandi problemi della vita e la magia ha finalità rassicuranti. La magia,
infatti era una concezione strumentale e operativa della cultura, un mezzo usato
per far fronte a situazioni generatrici di ansia. La magia non è, quindi,
anteriore alla religione ma è un gesto primordiale che afferma il desiderio dell’essere
umano di controllare dei fini desiderati. Non bisogna chiedersi se la magia
funziona veramente, ma è una ricerca di rassicurazione di fronte all’incertezza
e all’imprevedibilità degli eventi.
Un parente
stretto della magia è il malocchio, ovvero l’idea che uno sguardo insistente o
certe parole possano influire negativamente su cose o persone. Questa credenza
è diffusa un po’ ovunque nel mondo, ma in certi luoghi è più intensa di altre,
ad esempio in Europa e in Medio Oriente. Il malocchio rientra in un sistema di
comportamento che non permette che una persona guardi troppo insistentemente un’altra
persona. Il malocchio si manifesta in molti modi, può capitare qualcosa di
grave o solo un inconveniente. Può essere un malessere, un problema in famiglia,
e si pensa che quella persona abbia il malocchio.
Nel 1935 dei
ricercatori francesi studiarono una popolazione, i Dogon, di agricoltori. Ricostruirono
la “cosmologia di Dogon”, una complessa visione dell’ordine del mondo e della sua
orignine. Tutta la cosmologia stava su storie che raccontavano come si era
formata la Terra, come erano nati i fiumi, le piante e gli animali. Il mito
presenta alcune caratteristiche, ignora lo spazio e il tempo, le azioni dei
protagonisti sembrano non tenere conto del tempo. Il mito tende a produrre una
antropomorfizzazione della natura, quindi da caratteri umani ad animali, piante
o cose.
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